Eccoli al lavoro nell’orto sinergico, Rachele , Giorgio e i nostri ragazzi!
Dall’inizio di questa settimana fino alla fine della prossima, si dedicheranno all’agricoltura sinergica, per capirne il funzionamento, le caratteristiche e le particolarità. Il tutto fa parte della Filiera Agroalimentare che rientra nel progetto più grande La Gioventù del Fare.
Come sempre siamo molto fortunati e anche stavolta ci sono stati affidati due giovani bravi e volenterosi che ci stanno già dando molte soddisfazioni. BRAVI RAGAZZI! 😉
Categoria: Agricoltura Sinergica
Ingegnarsi
Oggi fa caldo…tanto caldo…e il sole picchia veramente tanto…allora i nostri ragazzi si sono ingegnati e hanno trovato una soluzione per poter lavorare all’ombra. Hanno aperto un gazebo e lo spostano man mano che procedono nel loro lavoro…da lontano sembrerebbero in villeggiatura…in realtà stanno lavorando nell’orto sinergico 🙂
La fattoria cresce…
La nostra fattoria si occupa anche di coltivare un terreno a Ronchi , nel comune di Piombino Dese. Qui tutto il campo è completamente dedicato all’agricoltura sinergica e alla coltivazione di alberi da frutto autoctoni. Ogni settimana i nostri ragazzi partono insieme e vanno in trasferta a lavorare e poi tornano con i prodotti che vengono venduti nella nostra bottega. Tutto questo fa parte di un bellissimo progetto molto ambizioso, di cui vi parleremo prossimamente…intanto per voi alcune foto scattate qua e là durante una trasferta…
Amici ricci
Oggi una bellissima sorpresa: abbiamo trovato una famiglia di ricci che ha fatto del nostro orto sinergico la propria casetta. E ne siamo molto contenti perché questi simpatici amici, oltre ad essere bellissimi da vedere, con un musetto così simpatico e dolce, ci aiuteranno anche a tenere lontani dell’orto ospiti indesiderati. E intanto, la famiglia della fattoria si allarga e cresce sempre di più 🙂
La sarchiatura
La sarchiatura a mano che Fabio e Francesco stanno eseguendo, è un’operazione che consiste nella lavorazione dello strato superficiale del terreno. Questa operazione serve a:
- Distruggere meccanicamente le erbe infestanti
- Favorire la circolazione dell’aria nel terreno
- Agevolare nei climi freddi la penetrazione nel terreno del calore solare
- Ridurre l’evaporazione dell’acqua, interrompendo la capillarità del terreno, per trattenere l’umidità
E’ un lavoro lento e di precisione, ma diventa fondamentale se si vuole portare avanti un metodo di coltivazione naturale come il nostro, senza l’uso di diserbanti.
Antichi mestieri…
Mauro e Stefano sono impegnati nello sfalcio dell’erba che , lasciata seccare al sole , diventerà pacciamatura naturale per il nostro orto sinergico.
Certo, avrebbero potuto utilizzare un mezzo meccanico per eseguire questa operazione, ma hanno preferito usare la falce, perché , a volte , è bello anche fermarsi e riscoprire gli antichi mestieri…e poi vogliamo paragonare il rumore assordante di un motore col suono poetico della falce che scorre sull’erba? E così riaffiorano alla mente dolci ricordi… quelli di una bambina che osserva rapita suo nonno compiere questa magia…La nostra fattoria, il nostro lavoro, la nostra passione e la nostra dedizione…noi siamo anche questo.
La nostra agricoltura sinergica dove nulla va sprecato
Che cos’è l’agricoltura sinergica? Questo metodo di coltivazione si basa sul principio che l’unione fa la forza, si tratta di sinergia, ovvero la collaborazione di ogni parte per il raggiungimento di uno scopo comune. E quale può essere lo scopo in un sistema tutto sommato “artificiale” com’è l’orto? Far sì che tutto tenda a riproporre un sistema naturale, con il minimo intervento umano: in natura nulla va sprecato e anche ciò che muore è necessario per la produzione di altra vita.
Questa tecnica agricola nasce dalla mente e dall’esperienza di un’agricoltrice spagnola, Emilia Hazelip , che applicò e approfondì i principi della permacultura e dell’agricoltura naturale del non-fare di Masanobu Fukuoka.
L’agricoltura sinergica è la commistione (soprattutto, ma non solo) di questi due grandi studi, applicati nello specifico all’orto: vi troviamo sia una buona progettualità iniziale, indispensabile per evitare interventi invasivi successivi e per far sì che si creino le migliori sinergie fra le piante (applicazione dei principi della Permacoltura), sia un rispetto per i meccanismi di auto-fertilità che si innescano naturalmente nel suolo – rielaborazione e adattamento ai climi europei dei principi dell’agricoltura del Mu a cui si ispirò Fukuoka.
Ed ecco la parola chiave, lo scopo per il quale è necessario “fare sinergia”, l’auto-fertilità, in cui “nulla va sprecato”.
Per arrivare a questo, l’agricoltura sinergica si attiene a quattro principi:
- Non lavorare la terra, niente aratura, né zappatura: il suolo è naturalmente ricchissimo di organismi la cui attività, in seguito alle lavorazioni del suolo e quindi alla sua ossigenazione, viene alterata. Rigirando il terreno, non facciamo altro che interrompere l’azione combinata di essudati radicali, residui organici e attività chimica di batteri, funghi e lombrichi, generando uno squilibrio nutritivo. L’agricoltura tradizionale rimedia a tali carenze applicando fertilizzanti e concimi di sintesi. L’effetto che si ottiene però è solo temporaneo: le piante ne diventano dipendenti, il suolo si impoverisce progressivamente e aumenta la possibilità di sviluppo di patogeni.
- Non compattare il suolo: per far sì che i micro-ecosistemi presenti nel sottosuolo abbiano la giusta areazione, non bisogna compattare il terreno; in pratica, non va calpestato. Anche per questo nell’agricoltura sinergica vi è una netta separazione fra terreno coltivato (fatto su bancali alti circa 40 cm) e passaggi su cui si cammina.
- Non concimare: la fertilizzazione avviene tramite copertura organica permanente. Ricreiamo ciò che accade in natura: avete mai sollevato le foglie cadute in un bosco? Sotto di esse la vita prolifera, la terra è scura e ricca. Ma come fare nell’orto? Ci sono due modi: tramite una densa convivenza di piante, perenni e stagionali, a diversi stadi di crescita e con diverse caratteristiche. Non se ne estirpano le radici, ma restano nel suolo e si lasciano le foglie lì dove cadono. Anche le erbe spontanee hanno la loro utilità, aiutando a mantenere l’umidità del suolo (pacciamatura vivente). Un altro modo è quello di coprire il terreno con paglia e altri materiali biodegradabili (pacciamatura secca, che svolge tante e importanti funzioni).
- Piantare in ogni aiuola almeno tre specie differenti di piante: per attivare l’attività sinergica. Le piante si aiutano a vicenda, perciò piantiamo su ogni bancale almeno :
- una leguminosa, che fissa nel suolo l’azoto (principale nutrimento delle piante) presente nell’aria
- una liliacea (aglio, cipolla, porro, etc..), che ha capacità anti-batteriche
- un ortaggio appartenente ad altre famiglie: combinati insieme, i vari ortaggi arricchiscono il suolo e creano biomassa, stando comunque attenti alle corrette consociazioni. Non vanno poi dimenticati i fiori, che non rendono solo bello l’orto, hanno anch’essi funzioni di protezione, ed erbe aromatiche, che, correttamente consociate, aumentano lo sviluppo e il sapori di alcuni ortaggi (pomodoro/basilico, per fare un esempio).
In quest’agricoltura si strutturano gli spazi di produzione in modo da mantenere il suolo in uno stato normale, ovvero selvaggio, e viene stabilita con esso una relazione di cooperazione e rispetto profondo, avendo coscienza che si tratta di un organismo vivente. Per produrre in modo redditizio sfruttando l’autofertilità del suolo è necessario organizzare l’orto tenendo in considerazione un maggior numero di parametri rispetto ad altri sistemi di coltivazione biologici.
Il metodo del “non fare” non è completa inattività, ma mira a evitare azioni inutili, come ad esempio arare la terra per poi dover compensare aggiungendo compost. Per praticare quest’agricoltura è necessario provare prima di tutto un’empatia molto forte con l’organismo terra/suolo e rendersi conto della straordinaria complessità delle interrelazioni tra le specie di microrganismi presenti in un suolo selvaggio.
Rucola sinergica
Equiseto:una difesa naturale

Come riconoscere l’equiseto?
Questa particolarissima pianta è in realtà molto comune e cresce vicino ai torrenti, ai fossi, o anche nei terreni umidi, in pianura collina e altura fino a 2000 metri.
Come preparare il macerato
Porre 1 kg di equiseto a bagno in un contenitore con 10 litri di acqua e lasciare a fermentare per 10/15 giorni. Per un’azione protettiva applicare il macerato con cadenze regolari ogni 15 giorni, ma se l’attacco fungino è in atto, applicare il prodotto per tre giorni di seguito.
Tesori che si tramandano
Oggi nonna Luciana ha donato alla fattoria i semi delle sue zucche che, a sua volta, sua mamma le aveva donato. Tante varietà per tutti i gusti e per tutte le ricette.
Questo passaggio di consegne è radicato nel nostro modo di intendere l’agricoltura sociale: l’esperienza dei nonni a servizio del futuro delle nuove generazioni.